Hanno chiuso al decimo posto la Rallye du Maroc, a bordo di una SSV Polaris. Per l’italiano Andrea Schiumarini e l’italo-venezuelano Nunzio Coffaro aver partecipato all’evento è stato una importante prova in vista della Dakar. Ecco cosa ci ha raccontato Andrea Schiumarini sulla Rallye du Maroc.
Perché il Rallye du Maroc?
E’ una gara che avevo segnato in agenda da diverso tempo. I piloti che aspirano alla Dakar o che si preparano a parteciparvi vengono in Marocco per questo appuntamento proprio perché si potrebbe considerare come un piccolo assaggio della sorella più grande. L’organizzazione, grazie a Castera, ha dinamiche e particolarità che sono molto interessanti e il fatto che si svolge in una settimana è allettante per chi ha anche un’attività. Mettiamoci anche che io amo particolarmente questi tracciati e l’Africa. Sono i percorsi che mi hanno fatto innamorare di questo sport, quindi tornare in Marocco è sempre un piacere.
Come è stato guidare un SSV, veicolo che non hai mai usato in una gara di questo tipo?
Se devo proprio essere sincero l’idea del Marocco era di venire con il Century CR6, l’auto che ho usato a gennaio alla Dakar e con la quale ho trovato finalmente una mia dimensione. Mi piace, riesco a dare il massimo e mi ha permesso di fare un passo in più come pilota. Per motivi tecnici non era possibile venire qui con il CR6 e mi hanno proposto il Polaris. La mia visione sportiva è anche quella di essere aperto alle novità, quindi ho accettato. Mi sono divertito, devo ammetterlo. E’ veloce e guidare un SSV ha una tecnica particolare che mi è piaciuta. Tutto bello ma non credo di cambiare idea e tornerò sul CR6 appena possibile
Quali sono stati i momenti più difficili?
Sicuramente la prima speciale dove abbiamo perso una ruota e non abbiamo preso un waypoint. Dopo il 4° posto al prologo, ritrovarsi al 22° alla prima speciale non è il massimo come inizio. Fortunatamente sono una persona che esamina la situazione e cerca di trovare una soluzione, forse un retaggio anche del mio lavoro. Ho imparato che la gara si chiude all’ultima speciale. Quindi con Nunzio ci siamo parlati e abbiamo pensato subito alla tappa del giorno dopo. Anche l’ultima tappa non è stata semplice con tantissima polvere ma sapevamo di poter entrare nella top ten ed abbiamo spinto fino al limite. Chiudere quindi il Rally du Maroc nei top ten vuol dire che ci sono anche delle giornate no, ma non bisogna fermarsi e andare avanti determinati verso il proprio obiettivo.
E un momento divertente?
Diciamo un momento epico. E’ venuto da noi Nasser Al-Attiyah, che ha appena conquistato il titolo di campione del Mondo, e ci ha portato degli spiedini che gli avevano preparato e ci ha detto “Only for Champions”.
Come ti sei preparato per questa gara?
Durante l’anno mi alleno regolarmente sia in palestra che sui tracciati di casa. Quindi il mio allenamento è continuo e costante, proprio perché cerco sempre di mantenere una certa costanza che mi permette di arrivare in gara tranquillo. Non amo fare le cose di fretta ed allenarmi tutto l’anno è diventato parte integrante del mio programma sportivo. Ovviamente a ridosso della gara organizzo delle sezioni sia in macchina che in palestra con il mio navigatore per entrare in mood gara.
Quasi ogni gara con un navigatore diverso. Per te è normale o ancora non hai trovato l’incastro giusto?
Non si tratta di normalità, ma di approccio alla gara. Mi piace sperimentare e sono convinto che ogni persona con la quale ho condiviso una gara mi abbia arricchito come pilota. Con Nunzio ad esempio abbiamo trovato subito un buon canale per essere squadra. E’ stato non solo un buon navigatore ma soprattutto un amico pronto a consigliarmi e supportarmi. Ovviamente con alcuni ho ripetuto l’esperienza perché sapevo che in quel momento sarebbe stato il navigatore giusto. Per molti è un rischio, soprattutto in gare come la Dakar, e forse io ho avuto fortuna ad incontrare sempre le persone giuste, ma se non amo fare la stessa curva due volte mi piace anche avere più navigatori.
Progetti per il futuro?
Per il 2024 chiuderemo il Campionato Italiano Cross Country. Poi mi prenderò una piccola pausa e spero di poter tornare sulle dune.
Anche con un SSV?
Non pongo limiti, ma obiettivi.